Nato a Bari, nascosto a lungo in una università della bassa Toscana, si riaffaccia al mondo guidando un Habana nel traffico della capitale. Storicamente accusato di non capire nulla di musica e motori, ha sempre annuito senza particolari sensi di colpa. Da tempo vorrebbe comprarsi una giacca decente, ma poi cade sempre nel velluto.Di giorno complotta, scrive e insegna (quando glielo lo permettono) di comunicazione e politica, società e immaginari, la notte sogna gloriose partite di scopone scientifico coi vecchi amici dell’Università. Nel frattempo ha già progettato il piano di fuga per dopo i trenta: Buenos Aires, un posto dove lavorare finalmente con lentezza.